Il brief di progetto comportava qui che fossero messe in evidenza le origini mediterranee dei proprietari (un francese ed un italiano), l’esigenza del ritorno – dopo anni d’imperanti sofisticherie imposte al mondo della ristorazione dalla nouvelle cuisine française - alla cultura gastronomica tradizionale e quasi paesana di quell’area geografica ed il riferimento alla memoria comune di un’infanzia trascorsa ai bordi del mare, il tutto senza trascurare l’ottimizzazione degli spazi a disposizione. Si è cominciato così coll’unificare gli ingressi al ristorante ed al vano scala che conduce ai piani superiori, prima separati, e col ridurre all’indispensabile lo spazio destinato a toilettes e guardaroba, prima sovradimensionato. Dal punto di vista decorativo il sentimento dei committenti è stato interpretato allestendo un ambiente in cui ogni dettaglio avesse il sapore delle cose ordinarie di un tempo, degli ambienti domestici rurali o dei luoghi di ritrovo di una qualunque provincia mediterranea, cercando di darne un’interpretazione per quanto possibile fresca e contemporanea in rapporto, beninteso, all’epoca della sua realizzazione. Si è fatto largo uso di materiali semplici e tradizionali, quali il legno massiccio e, possibilmente, di recupero (per facciata, porte interne, tavolato dei pavimenti, banco del bar e arredi) e l’intonaco frattazzato rustico, a base di calce e pigmenti naturali (ripartito in due aree di colore blu cobalto e giallo caldo ed intenso) ulteriormente caratterizzato da una banda decorativa naif composta da forme geometriche ricorrenti intese a richiamare alla mente le variegate fogge delle paste alimentari. Alla base d’ogni parete corre una fascia composta da doghe irregolari di terracotta che sale a riquadrare ogni porta che si apre nella muratura. Nel mezzo d’una parete della saletta posteriore si apre un passaggio, schermato da una porta di recupero, che dà accesso al disimpegno di toilettes e guardaroba; al di là di questo passaggio, in un’ampia nicchia visibile dalla sala, è stato allestito l’orticello verticale delle spezie, citazione di quelle malsicure ètageres su cui un tempo ogni buona massaia che disponesse di una terrazza soleggiata coltivava il basilico ed il prezzemolo.